IT ISN’T EASY TO FORM A GROUP
The show
“It isn’t too easy to form a group”. The words of Mario Nigro. To create one it is necessary to be powerful, to really count, otherwise you end up crushed and set aside. He wrote this in black on white in a letter to his friend Gianfranco Zappettini, an artist over twenty years younger than him. We are at the end of the 1970s and professional esteem and personal friendship link them. At the time Nigro was an established and admired experimenter; Zappettini was emerging on the international scene and in a few years was to become a protagonist of Analytical Painting. Between 1967 and 1969 they often wrote to each other: the exuberant Zappettini outlined strategies for muscling in on the art scene, the mature Nigro agreed with them, considered, dismantled and reassembled them. For a long time they cherished the idea of forming, already in the 1960s, a group of painters opposed to the spread of an art without painting, something that had made headway in Italy at the time. “Enough of ‘visual operators’, enough of ‘little cubes’, enough of Plexiglas, enough of Argan!”Gianfranco would say on the telephone to his friend Mario. The heart of the matter lay in resisting the insistent question that both had heard for some years: what sense does painting have today?
This double solo-show devoted to Mario Nigro and Gianfranco Zappettini is the occasion for putting back together the fragments of a sincere union between a mature artist and a young one, starting from their discussions about the future of painting and arriving at juxtaposing their works. “It isn’t too easy to form a group” Nigro wrote to Zappettini and, in fact, the “group” was never to be established, at least not until well into the 1970s: it was to be Klaus Honnef who brought the two together again in the very first exhibition in Münster to lay the ground for Analytical Painting.
That phrase, a confirmation that the interexchange and affinities between artists often went beyond the confines of groups and generations, has, though, now become the title of this show at Maurizio Caldirola Arte contemporanea: the strong and dramatic works by Mario Nigro face the cool and elaborate structures by Gianfranco Zappettini, and the works of these two leaders of Italian post-war abstract “painting” find themselves side by side, decades after their double exhibitions in Italy and abroad. From this comparison these two individualities, more similar than immediate appearances might suggest, emerge as two researchers who have each left their mark on their own generation, and as two untameable defenders of the need for painting.
[/vc_column_text]
NON E’ MOLTO FACILE FORMARE UN GRUPPO
La mostra
«Non è molto facile formare un gruppo». Parola di Mario Nigro. Per crearne uno, occorre che abbia potere, che conti davvero, o si finisce schiacciati, rifiutati. Nero su bianco lo scrive all’amico Gianfranco Zappettini, artista di oltre vent’anni più giovane. Siamo alla fine degli anni Sessanta, stima professionale e amicizia personale li legano. In quegli anni Nigro è uno sperimentatore affermato e ammirato, Zappettini sta emergendo nel panorama internazionale e da lì a qualche anno sarà protagonista della Pittura Analitica. Tra il 1967 e il 1969 si scrivono spesso: l’esuberante Zappettini disegna strategie per farsi largo, il maturo Nigro le condivide, le vaglia, le smonta e le rimonta. A lungo accarezzano l’idea di formare già negli anni Sessanta un gruppo di pittori che si oppongano al dilagare di un’arte senza Pittura, modalità che ormai in Italia in quegli anni ha preso il sopravvento. «Basta “operatori visuali”, basta “cubetti”, basta plexi, basta Argan!», dirà al telefono Gianfranco all’amico Mario. Il nocciolo sta nel resistere a quella domanda insistente che entrambi sentono ripetere da qualche anno: che senso ha, ancora, la Pittura?
Questa doppia personale dedicata a Mario Nigro e a Gianfranco Zappettini è l’occasione per ricomporre i frammenti di un legame sincero tra un artista maturo e uno giovane, partendo dalle loro discussioni sul futuro della Pittura e arrivando a giustapporre le loro opere. «Non è molto facile formare un gruppo», scrive Nigro a Zappettini, e infatti “il gruppo” non si farà, almeno non fino ad anni Settanta inoltrati: sarà Klaus Honnef ad riaccomunare i due nella primissima mostra di Münster che prepara l’avvento degli Analitici.
Quella frase, a conferma che gli scambi e le affinità tra artisti spesso valicano i confini dei gruppi e delle generazioni, diventa però oggi il titolo della mostra da Maurizio Caldirola Arte Contemporanea: le opere forti e drammatiche di Mario Nigro si confrontano con le strutture algide ed elaborate di Gianfranco Zappettini, e i lavori di due “pittori” capifila dell’astrazione italiana del dopoguerra si ritrovano fianco a fianco, decenni dopo le loro mostre in comune in Italia e all’estero. Dal confronto emergono due individualità più vicine di quanto non dicano le immediate apparenze, due ricercatori che hanno segnato ciascuno la propria generazione e due instancabili difensori della necessità della Pittura.
[/vc_column_text]